L’ORA SANTA con Santa Gemma Galgani
Ossia UN’ ORA DI ORAZIONE CON GESÙ AGONIZZANTE NEL GETSEMANI PRATICATA DA S. GEMMA GALGANI
S. GEMMA GALGANI nata in Camigliano (Lucca) il 12 Marzo 1878 apparve fin dall’infanzia prevenuta da speciali benedizioni del cielo. Cresciuta in età, si manifestò in lei una devozione affatto singolare alla Passione SS. di N. S. Gesù Cristo, unita ad un desiderio veemente di partecipare alle pene del suo sposo divino. Fu pienamente appagata e potè ripetere con l’Apostolo: il mio vivere è Cristo. Chiese insistentemente d’essere Passionista, non esaudita, emise privatamente i voti propri delle Passioniste, imitandone il genere di vita. Morì a Lucca l’11 Aprile 1903. Innumerevoli grazie si sono ottenute per sua intercessione, si che il nome di Gemma è conosciuto in tutte le parti del mondo; Per sentenza della stessa S. Congregazione «Gemma, se non per abito e per professione, senza dubbio per desiderio e per affetto, meritamente va annoverata tra le Religiose Figlie di S. Paolo della Croce».
Fu beatificata dal Sommo Pontefice Pio XI il 4 maggio 1933 e canonizzata dall’immo-diato successore Pio XII.
Con decreto della S. Penlienzierla in data 21 Marzo 1933, il Santo Padre Pio XI concesse a chi pratica il pio esercizio dell’Ora Santa
Indulgenza plenaria, per tutti coloro che confessati e comunicali, praticano questo pio esercizio per un’ora intiera pregando secondo le intenzioni di Sua Santità, in qualunque chiesa o oratorio pubblico, o anche semipubblico per coloro che possono legittimamente servirsene.
Se tutti quei modi di onorare i vari misteri della Passione di Gesù Cristo, trovati e promulgati da alcuni Santi, sono lodevoli, lodevolissimo è certamente quel modo che insegnò Gesù stesso a Santa Margherita Maria Alacoque, allorchè apparendole le ingiunse “di vegliare” per un’ora tutte le notti dal Giovedì al Venerdì, e prostrata in divota orazione, tenergli “compagnia nelle agonie del Getsemani, per “compensarlo in qualche modo dell’amarezza” che soffrì per l’abbandono degli Apostoli, e intanto implorar misericordia pei peccatori. (Vita di S. Margherita Maria Alacoque). Ti sia dunque carissima, o anima pia, una divozione insegnata e raccomandata da Gesù Cristo stesso.
Questo pio esercizio consiste nel fare un’ora intiera d’orazione (sia vocale o sia mentale) che abbia per oggetto l’agonia di nostro Signor Gesù Cristo nell’orto degli Olivi e si pratica la sera del Giovedì dal momento in cui è permessa la recita del mattutino pel dì seguente, fino alla mezzanotte.
Questa divozione è nata a Paray-le-Momal, ed ivi è stata eretta a modo di Confraternita, e a tutti coloro che vi si fanno ascrivere il Sommo Pontefice Gregorio XVI concesse l’indulgenza plenaria per ogni volta che nel modo sopraindicato faranno l’Ora Santa, purchè ricevano i Sacramenti della Penitenza ed Eucaristia. Quanto alla confessione non v’è bisogno di ripeterla per coloro che hanno il pio costume di confessarsi ogni settimana; e quanto alla Comunione lo stesso Pontefice concede che possa farsi o il Giovedì o il Venerdì seguente. Questa indulgenza è applicabile alle anime del Purgatorio.
Mettiti, o anima pia, alla presenza del tuo amatissimo Salvatore, e ripensa a quella notte nella quale dopo aver istituito la santa Eucaristia per farsi tuo cibo, il buon Gesù esce con i suoi Apostoli dal Cenacolo per recarsi all’Orto degli Olivi e dar principio a quella crudelissima passione con cui doveva salvare il mondo. Una mortale tristezza si mostra sulla fronte e si palesa dalle parole dell’afflitto Gesù. Un pallore di morte adombra quel volto, su cui or ora splendevano tutte le grazie del Paradiso. Intanto l’affannato Salvatore posa sopra di te i suoi sguardi come se volesse dirti: Cara anima, che mi costi tante pene, fermati meco almen per un’ora, e guarda se v’è dolore uguale al mio dolore… Ma sappi che nella notte della mia agonia cercai invano chi mi consolasse: Consolantem me quaesivi et non inveni.
Adorabile Gesù, potrà mai esservi creatura sì ingrata, e sì dura di cuore, che si ricusi di passare un’ora in vostra compagnia, ricordando quei misteri di sommo dolore e di sommo amore che si compirono nell’oscurità della notte della vostra passione sulle sacre zolle del Getsemani? Buon Gesù, eccomi a voi: degnatevi svelarmi l’atrocità delle vostre pene e quell’eccesso di amore che vi condusse a farvi vittima de’ miei peccati e dei peccati di tutti gli uomini.
Allorché l’Ora santa si fa da parecchie persone insieme, il potrebbe alternare ad ogni quarto d’ora qualche divoto canto, e però ne diamo qui analoghe strofe.
O redenti, deh! venite
Tutti all’orto degli olivi,
Dove versa il sangue a rivi
Per salvarci il Redenior!
E con esso almeno un’ora
Tratteniamoci adorando,
Supplicando, ringraziando,
Compatendo al suo dolor.
Tristis est anima mea usque ad mortem. Non v’è pena maggiore di quella che con verità può compararsi alle pene della morte. Ora il Salvator nostro, che è verità infallibile, per farci intendere l’eccesso del dolore che venne ad opprimerlo allorché entrò nel Getsemani, dice che l’anima sua presa da mortale tristezza: cioè, che il dolore ch’Ei soffre è tale da potergli cagionare la morte. E ciò detto s’inoltra nell’Orto degli Olivi, finché giunto a quel luogo dove soleva passare le notti in orazione, esorta i suoi fedeli discepoli (che aveva condotti seco fin entro l’orto perché fossero testimoni delle sue pene) a vegliare e pregare con Lui. Indi allontanatosi da loro quanto un lanciar di pietra s’inginocchiò innanzi alla Maestà del Padre per dar principio all’orazione più dolorosa, e insieme più generosa che mai sia stata fatta sopra la terra.
Il primo motivo della tristezza di Gesù nel Getsemani fu quell’orrendo cumulo di strazi e di obbrobri che in brev’ora, doveva piombare sopra di Lui come i tempestosi flutti d’un mare sconvolto da furiosa procella. Infatti, non appena si fu scostato dai cari discepoli gli si pararono davanti al pensiero tutte le orribili scene di dolore e di sangue della sua imminente Passione. Tradimenti, disonori, scherni, calunnie…. E di più un’atroce flagellazione con tal tempesta di colpi da far andare in aria a brani le carni lacerate e scuoprire le ossa. Ma non basta. La sacra testa dev’essere tormentata da una moltitudine di grosse spine, che han da restarvi fitte fino a morte. E di più schiaffi, sputi, scherni… Ma non basta. Deve trangugiarsi, l’infamia d’una condanna legale, e vedersi aborrito dai magnati della sua nazione e dal popolo. Moribondo poi per tante pene, ha da trascinarsi al monte del sacrificio colla croce sulle lacere spalle, è cader più volte semivivo sotto l’enorme peso … Beversi l’amaro fiele… Essere denudato in mezzo a un’insolente moltitudine… lasciarsi inchiodare mani e piedi… Dover penzolare per tre ore da quegli uncini di ferro, e star lì sospeso tra cielo e terra per espiare in un abisso di pene le iniquità dell’uman genere! Ma non basta. A quell’atrocità di spasimi dovrà aggiungersi il più amaro scherno, gl’insulti e le provocazioni più trafiggenti… Poi la cocente sete, resa più tormentosa dall’aceto… L’abbandono del Padre… L’immenso dolore della dilettissima Madre… L’orribile e desolata morte!…
Anima redenta, figlia delle atroci pene di Gesù, considera il tuo Salvatore sommerso in un abisso di dolori… e ciò per amor tuo… per salvarti… per condurti seco in Paradiso…
Oppresso da tanta angoscia, Gesù si accosta ai tre discepoli cui aveva raccomandato di vegliare e pregare; ma li trovò addormentati! Per l’agonizzante Gesù, non v’è una parola di conforto… non v’è un sentimento di compassione!… Nell’amarezza dell’abbandono, Ei volge a te, o anima pia, il moribondo sguardo, per vedere se può trovar nel tuo cuore qualche affetto di compassione di riconoscenza. E tu non avrai una parola pel buon Gesù? Che avresti detto se realinente ti fossi trovato presso di Lui
nella notte della sua agonia? Deh! apri il tuo cuore, e fa ora ciò che avresti fatto allora che gli è ugualmente gradito, perchè sempre egli accetta con egual compiacenza le affettuose espressioni che partono dal cuore dei suoi fedeli (Pausa).
Padre santo, che avete amato il mondo fino a sacrificare il Figlio vostro umanato, in nome di tutti i redenti io vi ringrazio di quest’atto della vostra infinita carità, offrendovi la perfettissima santità e tutti i meriti del medesimo vostro Unigenito. Pater, Ave e Gloria.
Padre santo, che per liberare noi da eterna perdizione avete accumulato sull’adorabile Umanità del vostro Unigenito l’esecrabil carico di tutte le nostre iniquità, io vi offro le agonie di Gesù nel Getsemani, supplicandovi di concedermi di godere in eterno il frutto delle sue orribili pene. Pater, Ave e Gloria.
Padre santo. che per riconciliare colla offesa Maestà vostra la colpevole umanità avete sottoposto ai rigori d’inesorabile giustizia l’innocentissimo vostro Unigenito che ha dovuto portar le pene meritate dalle nostre colpe, io vi offro l’amorosa sommissione di Gesù nel Getseniani, supplicandovi a concedere conversione e salute a tutti i peccatori. Pater, Ave e Gloria.
Oh, come s’oscura quel Sole divino!
Oh, come s’attrista Gesù nel Giardino!
Oh, ciel! come piange per me il Salvator.
Ei vede che vano sarà il suo patire
Per molti redenti, che voglion perire
E vista sì orrenda gli lacera il cor !
Già una lunga ora di pene è trascorsa per Gesù fra le tenebre della notte e nell’abbandono di tutti i suoi cari. La viva apprensione degli atroci strazi che lo attendono ha sparso il terrore e l’affanno nella benedetta anima sua. Ei sente vie più l’enorme peso della missione di Salvatore del mondo… vede esser giunto il tempo della sua immolazione Cielo, terra e inferno già sono armati contro di lui… ei deve sostenere una gran battaglia, tutti i colpi della quale sono stagliati contro di Lui stesso!…
Gesù che fa? impallidito, tremante, si volge al Padre e umilmente esclama: Padre, se è possibile, passi da me questo calice… Qual risposta riceverà l’umile prece del Figliolo di, Dio? Il Cielo è chiuso… per Gesà non v’è risposta! Egli vuol soffrire anche questa pena per ottenere a noi umile perseveranza nella preghiera, e costante pazienza allorchè sembra che il Cielo sia chiuso alle nostre suppliche. Ah!, buon Gesù! non v’è pena che voi non abbiate voluto soffrire per nostro conforto e per nostro esempio.
Ma segni, o anima pia, il tuo Gesù, che sospinto dall’amore vien maggiormente s’inoltra nella via del dolore. L’orrenda serie di tutti i delitti, di tutte le scelleratezze dei figli di Adamo gli si presenta al pensiero e gli lacera il cuore. Frattanto Ei vede che deve addossarsi quell’abbominevole fardello, e comparire al purissimo sguardo del Padre ricoperto di quelle lordure… E’ impossibile che mente umana possa comprendere e neppure immaginare l’orribile strazio che soffrì allora la benedetta e innocentissima anima di Gesù! Ei già se ne era pietosamente lagnato, dicendo per bocca di un profeta: Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores! Oh! come rimane oppresso il caro Salvatore sotto il peso di tanti peccati!
Ma l’agnello divino che sta per immolarsi alla divina Giustizia tanto offesa dagli nomini, dopo aver soddisfatto per le umane iniquità, sacrificando la preziosa sua vita sopra un patibolo per togliere dal mondo il peccato, potrà almeno sperare che gli uomini, riconoscenti a tanto benefizio, daranno eterno bando al peccato e rimarran sempre fedeli a Colui che con tante pene li ha salvati da eterna morte?… Ah, povero Gesù, così fosse… Ma intanto un quadro più orribile del precedente gli si apre dinanzi. Egli vede che anche dopo aver redento con tante pene l’umanità e lavata la terra col Sangue suo dopo aver infuso ne’ suoi fedeli il divino Spirito, e aver fatto della terra un paradiso di grazia nell’adorabile Eucaristia ah! dopo tanti eccessi di carità Ei vede regnar tuttavia il peccato nel mondo. Vede la sua santa legge calpestata, la sua Chiesa e i suoi ministri perseguitati, le sue grazie neglette, il suo amor disprezzato… e piangendo esclama: Quae ittilitas in sanguine meo? perchè versare io tutto il mio sangue? perchè morire fra gli spasimi d’un patibolo, se poi gli uomini, ingrati a tanto benefizio, vorran darsi in braccio al demonio e all’eterna disperazione? Quando finirà il regno del peccato nel mondo? E il buon Gesù dà uno sguardo a tutti i secoli avvenire, e in ciascun secolo vede peccati, in ciascun anno vede peccati! Peccati in ciascun giorno, peccati in ogni momento!… E il peso di tutti questi peccati maggiormente l’opprime, e gli fa ripetere: Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores prolongaverunt iniquitatem suam!
Anima mia, saresti mai tu fra coloro che prolungando la catena dei peccati e mandando sempre più in lungo la promessa conversione, strappano dal Cuore dell’agonizzante Gesù quel lamento sì pieno di giusto dolore? Oh, com’è orrendo il peccato dopo che un Dio ha versato tutto il Sangue appunto per distruggere il peccato! Oh, com’è orrendo il peccato in anime già lavate da quel Sangue divino! in anime congiunte nella Comunione al Cuore di Gesù! O afflittissimo Salvatore, quanta ragione avete di lamentarvi e di piangere!
Ma se Gesù con tanta ragione si lamenta de’ peccati de’ suoi redenti in generale, che non soffrirà al prevedere i peccati de’ suoi cari amici, ve’ dire delle anime pie, delle anime a Lui consacrate? Anime dilette, egli esclama, anime della mia pace, cioè che siete intime familiari del cuor mio, che vivete nella mia casa, che mangiate il mio pane e vi nutrite alla mia mensa perchè mi trafiggete il Cuore col peccato? Popolo del mio Cuore, che ti ho mai fatto? in che ti ho contristato? Io ti ho dissetato colle celesti acque della mia grazia, e tu mi aceto e fiele…. Io ti ho saziato colla manna preziosa della mia Carne, e tu mi percuoti con schiaffi e flagelli!… popolo mio, che ti ho fatto? in che ti ho contristato? Io ti ho preparato una sede in cielo, e tu mi presenti il patibolo!… Anima cara, vigna diletta del Cuor mio, che poteva io fare per te che non abbia fatto Quid debui ultre facere meae et non feci. E per tanto amore tu mi rendi triboli e spine! (Pausa).
OFFERTE
Perchè non posso, o afflitto Salvator mio, offrirvi il mio cuore e quello di tutti gli uo-mini acceso delle fiamme di perfettissima carità per ricambiare in qualche modo l’infinito vostro amore? Dolente della mia e dell’altrui freddezza, vi offro, o buon Gesù, quei santi ardori coi quali gli antichi patriarchi e profeti sospirarono la vostra venuta, e quel santo zelo con cui i vostri Apostoli portarono il vostro Nome per tutta la terra. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, o appassionato mio Bene, quella perfetta e tenerissima compassione colla quale l’immacolata Madre vostra, trafitta nell’anima dalla spada del dolore, compatì alle vostre pene; e quella perfettissima riconoscenza con cui per tutto l’uman genere essa vi ringraziò, lodò e benedisse per l’infinito beneficio della Redenzione. Pater, Ave e Gloria.
Agonizzante mio Gesù, non potendo io, meschina creatura, darvi come pur vorrei, qualche conforto in tante vostre pene, vi offro quel palpito di gioia col quale unitamente a tutti gli Angeli del Cielo, l’Adorabile Trinità applaudì alla grande opera della Redenzione, da Voi compiuta con tanto dolore e con tanto amore; e insieme vi supplico a far ben intendere a tutti i redenti questo mistero d’infinita carità. Pater, Ave e Gloria.
A terra è caduto l’amante Signore,
Dal carico oppresso d’immenso dolore,
Oppresso dal peso del nostro fallir.
O spirti celesti, un pó di conforto
Porgete al Signore, che geme nell’orto
Che prega, che piange, vicino a morir!
Contempla, o anima redenta, il tuo Salvatore, che trafitto il cuore dall’umana ingratitudine, è caduto agonizzante sulle dure zolle del Getsemani. E’ solo, abbandonato, senza una mano che lo sostenga. Egli, che non ha ricusato di porgere la mano ai deboli, ai tribolati, anzi del suo medesimo divin petto ha fatto sostegno al discepolo che stanco, posavagli il capo sul Cuore!…
Su, anima fedele, è giunto il momento di rendere al penante Gesù un ricambio d’amore. Che avresti fatto se nella notte della Passione ti fossi trovata nel Getsemani presso l’agonizzante Gesù?
Mio penante Signore, io voglio sollevarvi da terra… voglio offrirvi il cuor mio, per sostegno del vostro capo cadente… e poi vo’ dirvi una parola che vi comoli. Dolcissimo Salvatore, vi amo, vi amo, vi amo ! Vo’ cercarvi amore, vo’ procurarvi amore, voglio che tutti vi amino… la vita stessa voglio spendere perchè siate amato… Sì, amato tanto, amato sempre, amato da tutti i vostri redenti. Mio dolce Gesù, ho detto che spenderei anche la vita per farvi amare cioè che farei qualunque maggior sacrificio; ma poi quando incontro qualche lieve contradizione, una piccola umiliazione, un rifiuto, un rimprovero; una scortesia… lo sopporto? amo io davvero il sacrificio?… godo di potervi presentare l’offerta di qualche passione mortificata?… Buon Gesù, mi vergogno a rispondere… Ma qui presso a Voi; qui alla scuola del dolore e dell’amore voglìo imparare, o mio dolce Maestro, a mortificarmi, a sacrificarmi in tutto e per amor vostro.
Intanto scorrono lentamente per Cesù le ore della sua mortale agonia… Egli, il Dio del Cielo e della Terra, langue disteso sul suolo, e nessuno si dà pensiero di Lui. Ma i discepoli che fanno? Dormono!… Ah, Gesù nella notte della Passione doveva soddisfare anche la pena dell’abbandono de’ suoi cari, e ne sentì in cuore tutta l’amarezza! Quella pena allora Gesù l’accettò, la volle; ma ora non la vuol più; anzi brama che i suoi redenti gli veglino in certo modo d’attorno, meditando la sua Passione. Ma invece la maggior parte dormono il sonno degl’ingrati, che consiste nell’oblio di chi ci ama e ci benefica. Oh, che eccesso d’ingratitudine e di durezza! Buon Gesù, non siete conosciuto; se vi conoscessimo, penseremmo sempre a voi, e il cuor nostro non palpiterebbe che per Voi. Mentre il buon Gesù geme solo ed agonizzante per terra, ecco un Angelo del Cielo che viene per consolarlo. Con umiltà di obbediente figlio, Gesù accoglie il messaggero del Padre suo, pronto a sottostare a’ suoi comandi. L’Angelo viene per confortare Gesù, ma non per consolarlo non per alleggerirgli le pene, nè per levargli di mano l’amarissimo calice. Infatti ci rincuora Gesù a sostenere la gran battaglia cui va incontro, e a ricevere da forte tutti i colpi che il Cielo, il mondo e l’inferno gli avrebbero scagliato contro. Il Cielo, perchè l’eterna. Giutizia del Padre stava per punire in Lui tutte le iniquita degli uomini. Il mondo, che non potendo soffrire la santità del Figlio di Dio, gli prepara il patibolo; e l’inferno che, per odio contro il Santo dei santi, eccita maggiormente la crudeltà dei nemici di Gesù, affine più spietatamente lo strazino. Indi l’Angelo lo esorta a bere sino all’ultima feccia l’abbominevole calice delle scelleratezze umane, a farsi per noi maledizione, a sostenere tutto il peso delle divine vendette.
Intanto giustizia e misericordia aspettano il fiat di Gesù, nel quale si sarebbero riconciliate per sempre. Lo aspetta il Cielo per potersi popolare di uomini santi; lo aspetta la terra che anela di veder cancellato dal Sangue del Redentore divino la maledizione meritata dal primo peccato; lo aspettano i giusti imprigionati nel seno d’Abramo per poter volare nell’amplesso del Creatore; lo aspettano i miseri mortali per tornar figli di Dio e vedersi riaperte le porte del Paradiso. Ma quanto mai non costa quel fiat al mio Gesù, Egli innocentissimo, Egli santo ed immacolato, bisogna che prenda le aborrite divise di peccatore, di scellerato, bisogna che si faccia reo, e che faccia sue le nostre iniquità. Ciò lo addolora immensamente e gli fa ripetere: transeat, transeat a me calix iste! Ma al tempo stesso Ei vede che se non si fa reo delle nostre colpe, se non consente a chiamare sopra di sè tutti i flagelli della punitrice Giustizia, e lavare nel Sangue suo le nostre iniquità, noi siamo perduti… Allora con un potentissimo sforzo d’eroico amore, Gesù pronunzia il gran Fiat.
Dice Fiat, e consente a caricarsi di tutti i nostri delitti, e, quasi fosse colpevole dei medesimi; ne accetta, anzi ne chiama sopra di sè gli orrendi castighi; onde dice Fiat alle spine per espiare i nostri mali pensieri: Fiat ai flagelli per castigare in sè i nostri peccati di sensualità: Fiat agli insulti, agli sputi e agli schiaffi, per espiare il nostro orgoglio: Fial all’aceto ed al fiele in soddisfazione degl’innumerevoli nostri peccati di parole e di gola. Fiat alla croce ed ai chiodi per riparare alle nostre disobbedienze. Fiat a quelle tre ore di atroci spasimi sul patibolo per sanare tutte le nostre piaghe, rimediar a tutti i nostri mali: Fiat alla morte per dare a noi l’eterna vita! Oh prezioso Fiat, che rallegra il Cielo, salva la terra, abbatte l’inferno! Fiat che spezza tante catene, asciuga tante lagrime Grazie, o buon Gesù; grazie d’un Fiat si generoso. Vi benedico e vi ringrazio in nome di tutti gli uomini. (Pausa).
Padre santo, che in riparazione delle nostre ribellioni e disobbediente voleste essere onorato dal generoso fiat di Gesù nel Getsemani, io, vi offro quel fiat in espiazione di tutte le offese che ha ricevuto l’adorabile Maestà vostra dalla mia ribelle e restia volontà, supplicandovi a concedermi pei meriti di quel medesimo fiat perfetta docilità ed obbedienza. Pater, Ave e Gloria.
Padre santo, per quella gloria che vi procurò il generoso fiat di Gesù nel Getsemani vi supplico a perdonarmi ogni fallo di ribellione e disobbedienza, concedetemi la grazia di vivere sempre pienamente sottomessa alla volontà vostra e a quella dei propri superiori per vostro amore. Pater, Ave e Gloria.
Padre santo, per quei generosi sforzi e per quelle pene che costò a Gesù il fiat proferito nel Getsemani, vi supplico a concedere a me; a tutte le anime a voi consacrate, e a tutti i cristiani spirito di santa fortezza e costanza, unito a quella generosità, che affronta lieta ogni sacrifizio per la vostra gloria. Pater, Ave e Gloria.
L’attesa parola che a noi dà la vita;
Ma ohimè! quanto costa al mesto Signor.
Gli costa un diluvio d’insulti e di pene,
Il sangue gli costa di tutte le vene,
Gli costa il morire in un mar di dolor !
Il mio Gesù ha proferito dunque il gran fiat! Ma l’immenso sforzo di questo fiat lo fa cadere di nuovo a terra agonizzante sotto l’enorme peso che si è addossato. Da una parte lo preme la divina Giustizia che lo considera come una vittima universale in cui si adunano tutte le colpe e tutte le pene; e dall’altra parte lo preme l’infinito desiderio che ha di compiere la gran missione di Redentor del mondo, il che gli anticipa quel doloroso battesimo di sangue da lui tanto bramato. Ah, che ora il buon Gesù può considerarsi come eletto frumento triturato fra due macine, e come dolce grappolo d’uva spremuto sotto il torchio! Infatti, per l’immenso dolore che gli stringe il cuore, incomincia a stillare (la tutte le sue membra il sangue; e ne versa in sì gran copia, che va a scorrere sulle zolle del Getsemani! Oh, quanto è costato a Gesù quel gran fiat! Oh, quanto ha dovuto soffrire per farsi pagatore di tutti i nostri debiti! qual vergogna per me che ricuso di fare anche i più lievi sacrifici, mentre vedo il mio Dio che spontaneamente si fa vittima per mío amore! Oblatus est quia ipse voluit!
Ma perché, dolce Gesù, perchè struggervi così tra infiniti dolori, Voi che, con una sola preghiera, con un sospiro, con un palpito del vostro cuore avreste potuto salvare tutto il mondo? Ma un profeta aveva già detto che la redenzione di Gesù sarebbe stata copiosa. E’ veramente copiosa è la redenzione da Lui operata, la quale non solo ci libera dall’eterna morte, ma ci rimette nell’onore d’innocenti, di giusti, di santi! Solo un Dio poteva compiere sì grande operai ma Gesù ancora non è pago: l’incomprensibile amor suo vuole che per mezzo dei suoi dolori ci venga posta in mano come cosa assolutamente nostra, il tesoro de’ suoi meriti, col quale possiamo ottener dall’Altissimo ogni bene.
Che si potrebbe bramare di più? Ma vi sono dei beni sì grandi cui l’uomo non avrebbe osato chiedere, anzi non avrebbe neppure mai pensato di poter conseguire. Ci pensa però l’infinita carità del benedetto nostro Salvatore, e colla voce del Sangue suo, e coi gemiti del suo Cuore agonizzante c’impetra dal Padre la somma grazia d’essere innalzati fino all’amplesso della Divinità, mercè l’Eucaristia, da Lui quella notte medesima istituita. E quasi ciò non basti ad appagare una carità che non conosce confini, Ei vuole che il suo Spirito, il Paracleto divino sia infuso e dimori permanente nelle anime nostre. – Pregherò il Padre, aveva detto quella sera stessa ai discepoli, pregherò il Padre, ed gli vi darà lo Spirito Santo. – E ora qui nel Getsemani, agonizzante e grondante sangue, Ei compie tal promessa meritando a noi l’infusione del divin Paracleto, e innalzando così l’uomo al supremo grado della felicità, della grazia e della Gloria.
Ormai Gesù non può fare di più per noi; pur gli rimane un desiderio Ei ricorda che già il Padre avevagli detto: Chiedi a me, e ti darò per tua eredità le nazioni; e alzando al Cielo la fronte che grondava Sangue, domanda al Padre che di mezzo alle nazioni promessegli come sua eredità, Ei possa aver qualche scelto drappello di anime spose che siano le predilette del suo Cuore, le discepole fedeli che ne ricopino gli esempi, e nelle quali Ei possa versare l’abbondanza di quelle grazie da lui meritate con tante pelle. – Da mihi animas, da mihi animas, cetera tolte tibi. Anime, o Padre, dammi le anime e ti cedo tutto il resto, anche la vita mia che si consumerà sul patibolo per le anime. Da mihi animas. – E fra tante anime Gesù allora sceglie anche la tua, la brama, la vuole, la chiede gemendo al Padre, e per essa in particolare rinnova l’offerta di tutto e delle iufinite sue pene. O anima, o anima, quanto mai sei amata da quel Dio che sudando sangue, ti scelse, ti volle, ti abbracciò quale sposa!
E come dall’alto della croce fra poco Gesù dirà alla Madre: Ecco il tuo figlio; e le consegnerà nella persona di Giovanni tutti i suoi redenti, così nel Getsemani si volge al Padre e dice: Ecco i tuoi figli: Io tuo Figlio per natura, prendo il posto dell’uomo peccatore, affinchè il peccatore prenda il mio luogo, e divenga tuo figlio per grazia. A me, o Padre, le pene e al peccatore perdono e pace; a me la morte, a lui la vita; a me il tuo abbandono, o Padre, e a lui perfetta, beata ed eterea unione con Te… Ecco, ecco i tuoi figli… abbracciali. Il sangue mio li rende puri, belli e degni di Te. Padre io voglio (Gesù non aveva mai detto voglio, ma ora lo dice) io voglio che le anime che mi hai date, siano una cosa sola con noi, unificate in noi, come io sono uno con Te. Ricordati, o Padre, che mi sono abbassate a farmi uomo affinchè l’uomo fosse innalzato fino a Dio, regnante nella stessa tua gloria per tutta l’eternità. Ecco gl’incomprensibili misteri d’amore che si operano nel cuore d’un Dio che suda sangue per gli uomini! Ecco gli ammirabili frutti del sangue di Gesù.
Silenzio, ammirazione e generoso amore questo, o anima redenta, o anima sposa di un Dio umanato è il solo ricambio che tu puoi offrire a quel Grande, a quel Santo, a quell’infinito Amore che s’immola per te! (Pausa).
Padre santo, col cuore penetrato della più viva riconoscenza, io vi ringrazio in nome di tutti gli uomini, perchè ci avete dato un Redentore sì buono e sì generoso, nel quale con infinito vantaggio abbiamo riacquistato i beni perduti per la colpa originale. Vi offro per la salvezza di tutti i redenti il Sangue ch’Egli ha versato; deh! fate che i frutti della Redenzione siano copiosi quanto la Redenzione stessa e che il buon Gesù sia da tutti i figli di Adamo conosciuto, benedetto, amato e ringraziato per tutta l’eternità. Pater, Ave e Gloria..
Padre santo, io vi offro il prezioso Sangue di Gesù per impetrare dalla vostra mi-sericordia l’esaltazione e l’incremento della Chiesa Cattolica, la conversione di tutti i peccatori, la perseveranza dei giusti e la liberazione delle anime del Purgatorio. Ve l’offro pel maggior bene dei miei superiori e di tutti i miei cari. Di più ve l’offro per la santificazione dell’anima mia e per ottenere… (qui si chiedano tutte le grazie che bramiamo). Pater, Ave e Gloria.
Padre santo, che avete amato il mondo fino a dargli l’Unigenito vostro e sacrificarlo fra tante pene, ora fate che il mondo tanto ami Gesù, tanto gli sia riconoscente, tanto lo benedica ed esalti, e tante siano le anime a Lui perfettamente unite, a Lui costantemente fedeli; e una del bel numero sia anche la misera anima mia. Padre santo, vi offro i gemiti, le preghiere, le agonie di Gesù nel Getsemani col Sangue ch’egli ha versato, affinchè vi degnate ridestare vivissima nel cuore di tutti i Cristiani la divozione agli ammirabili misteri della Redenzione; e con essa quel vero e generoso spirito di sacrifizio, che rende le anime somiglianti a Gesù. Pater, Ave e Gloria.
A terger le colpe, il Dio Salvatore;
lo t’amo, l’adoro: mia speme sei tu.
Per te si cancella l’editto di morte
Per te si riapron del cielo le porte, O
Sangue prezioso del caro Gesù!
Un altro sguardo al tuo Gesù, o anima, figlia, del suo amore e delle sue pene. Le lunghe ore dell’agonia nel Getsemani già son passate per dar luogo ad una giornata di strazi e alle ultime tre ore di agonia sul patibolo. Ecco Giuda che viene a tradirlo… e Gesù gli va incontro come agnello mansueto! Ah, Gesù mio, dovrò vedervi tra le braccia d’un traditore? Ah, noi venite tra le mie braccia; anzi nel mio cuore, buon Gesù, che io non voglio più offendervi, ma sempre amarvi (Comunione spirituale).
1. Stamparsi in cuore le pene di Gesù e meditarle spesso.
2. Eccitarsi a generoso amore verso Gesù e non negargli nessun sacrifizío.
3. Rilettere che il benedetto Gesù non essendo or pià sofferente sulla terra, e non avendo più bisogno di amorosi servigi, ha lasciato in suo luogo i tribolati onde quel compatimento e quegli aiuti, cui Egli (per più patire) rinunzi nella sua passione, vuole che li prestiamo al nostro prossimo, sicuri ch’Egli tiene per fatto a Sè ciò che facciamo ai nostri fratelli. Questa riflessione farà crescere in noi la carità.
Nel seguente compendio si accennano alcuni pensieri per chi bramasse fare l’Ora Santa senza leggere per disteso. Si avverta che i tre punti d’ogni quarto d’ora corrispondono a cinque minuti di tempo. A ciascuno di questi punti (dopo averli alquanto considerati) si può aggiungere qualche preghiera vocale.
I. Da una parte egli vede un abisso di mali, cioè i peccati di tutti gli uomini da Adamo fino al terminar dei secoli; e vede anche i nostri, e li piange amaramente.
II. Dall’altra parte Ei vede un abisso di pene, cui ha da sottoporsi per espiazione di tutti i peccati.
III. Quanto non bai contribuito anche tu, anima mia, alle pene del tuo Salvatore! Quanto non accrescesti co’ tuoi peccati a peso dei suoi dolori!
Che dice Gesù nel Getsemani?
I. Oppresso da smisurato dolore si volge al Padre e dice: Padre, se è possibile, passi da me questo calice senza che io lo beva. – Poi soggiunge: Ma non sia fatta la mia volontà, sibbene la tua. – E con queste parole acconsente a farsi vittima per salvarci.
II. Indi si reca ai tre discepoli cui aveva detto: Vegliate meco e pregate; e trovatali addormentati li riprende amorevolmente dicendo: Non poteste dunque vegliare meco neppure un’ora?
III. Oh, quante sono le anime pigre e sonnacchiose che non obbediscono al vegliate e pregate, e ricevono le visite di Gesù dormendo il funesto sonno della tiepidezza!
I. Offre quanto avrebbero dovuto soffrire per amara
contrizione e per giusta penitenza tutti i peccatori del mondo; perchè egli vuol veramente soddisfare, veramente cancellare, tutti i nostri peccati.
II. Soffre quanto mai può soffrire il più amante di tutti i cuori nel vedersi ricambiato con dispregio e ingratitudine… nel vedere che per molti saranno inutili le sue, pene e la sua morte di croce!
III. Che vergogna è per noi fare e patire sì poco per salvarci; mentre vediamo che il Figliuolo di Dio appunto per salvarci si sacrifica in un abisso di dolori
Che fa Gesù nel Getsemani?
I. Abbraccia nella sua infinita carità tutti quanti i peccatori di tutti i luoghi e di tutti i tempi, se li stringe al Cuore, li bagna del Sangue suo, li monda dai loro peccati, li arricchisce de’ suoi meriti, e si fa reo e pagatore per essi!
II. Poi, confermando di nuovo con un generoso fiat il decreto della sua immolazione, ricongiunge Dio, e uomo, già separati dal peccato. Indi si volge ai suoi redenti per dar loro l’addio d’un padre che va a morire per i suoi figli…
III. Che risponderai, o anima redenta, al tuo Signore che ti dice: Addio, vado a immolarmri per te? La sola condegna risposta è questa: Ed io, o amante Salvatore, m’immolerò per Voi, e vi prometto di non ricusare mai più al vostro amore nessun sacrificio. Amen.
composta da santa Gemma Galgani
Eccomi ai vostri santissimi piedi, caro Gesù, per manifestarvi ogni momento la mia gratitudine pei tanti continui favori che mi avete fatto, e che ancora volete farmi. Quante volte vi ho invocato, o Gesù, mi avete fatta sempre consolata. Come esprimermi con voi, caro Gesù? Vi ringrazio. Ma un’altra grazia voglio, o mio Dio, se a voi piace (..…). Se voi non foste onnipotente non vi farei questa domanda. O Gesù abbiate pietà di me. Sia fatto in tutto il vostro santissimo volere.
|
||
|
UN GRANDE PAPA,UN GRANDE UOMO…TI AMIAMO TANTO, SEI NOSTRI CUORI E LO SARAI PER SEMPRE!!!
Santa Brigida, desiderosa da molto tempo di sapere il numero dei colpi che Nostro Signore Gesù Cristo aveva ricevuto durante la sua Passione, apparve Gesu’ che le disse:
“figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe“
PROMESSE DI GESU’:
1. Libertà dal purgatorio di 15 anime della sua stirpe;
2. E 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia;
3. E 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno;
4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione;
5. E 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso corpo, di modo che sarà liberata dalla fame eterna e berrà il mio Prezioso Sangue perché non abbia sete eternamente;
6. 6. E 15 giorni prima di morire avrà una amara contrizione di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi;
7. Metterò il segno della mia croce Vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici;
8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e dilettissima Madre;
9. E riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne;
10. E conducendola fino là, le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Deità, ciò che non farò con quelli che non hanno recitato queste orazioni;
11. Perdonerò tutti i peccati a chiunque è vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste orazioni;
12. E lo difenderò dalle tentazioni;
13. E gli conserverò i suoi cinque sensi;
14. E lo preserverò dalla morte improvvisa;
15. E salverò la sua anima dalle pene eterne;
16. E la persona otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Vergine Maria;
17. E se è vissuto, sempre secondo la sua volontà e se è dovuto morire l’indomani, la sua vita si prolungherà;
18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà indulgenze:
19. E sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli;
20. E chi insegnerà queste orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabili in terra e dureranno eternamente in Cielo;
21. Dove sono e saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua Grazia.
Sono da pregare per un anno intero senza interruzione, altrimenti si inizia daccapo.
SECONDA ORAZIONE
O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti, quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
TERZA ORAZIONE
O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quanto si conviene. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
QUARTA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno“. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
SESTA ORAZIONE
O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: “Donna, ecco il tuo figlio; ed al discepolo: ecco la tua Madre“. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova ed avversità. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
SETTIMA ORAZIONE
O Signore, Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano”, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
OTTAVA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
NONA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: “Eloi, Eloi, lamma sabactani; cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio mio. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
UNDICESIMA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
DODICESIMA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno d’unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
TREDICESIMA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “Tutto è compiuto“. Perciò ti prego per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
QUATTORDICESIMA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: “Padre, raccomando nelle tue mani lo spirito mio” . E dopo piegato il capo e aperte le viscere per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
QUINDICESIMA ORAZIONE
O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.
PREGHIERA: O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.
Venerdì dopo la domenica del Corpus Domini (venerdi’ 19 giugno)
La festa del S. Cuore di Gesù è stava voluta da Gesù stesso rivelando la sua volontà a S. Margherita Maria Alacoque.
La festa insieme alla Comunione Riparatrice,
l’Ora Santa,
la Consacrazione,
la venerazione dell’immagine del Sacro Cuore, costituiscono le pratiche che Gesù stesso ha richiesto alle anime tramite l’umile Suora come forme di amore e riparazione al suo Sacratissimo Cuore.
Così ella scrive nella sua autobiografia, nell’ottava della festa del Corpus Domini del 1675: “Una volta, in un giorno dell’ottava, mentre ero davanti al santo Sacramento, ricevetti dal mio Dio grazie straordinarie del suo amore e mi sentii toccata dal desiderio di ricambiarlo in qualche modo e di rendergli amore per amore. Lui mi disse: «Non puoi darmi amore più grande che fare quanto già tante volte ti ho chiesto». Allora, rivelandomi il suo Cuore divino, aggiunse: «Ecco questo Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non si è mai risparmiato, fino a spossarsi e a consumarsi al fine di testimoniar loro il suo amore. Per riconoscenza ricevo dalla maggior parte degli uomini solo ingratitudini, irriverenze e sacrilegi, insieme alla freddezza e al disprezzo che mi usano in questo sacramento d’amore. Ma ciò che mi è ancora più doloroso è che, a trattarmi così, siano cuori che mi sono consacrati. Perciò ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del santo Sacramento sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore. In quel giorno ti comunicherai e gli tributerai un’ammenda d’onore, per riparare le indegnità che ha ricevuto durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari. Ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere abbondantemente le grazie del suo divino amore su coloro che Gli renderanno quest’onore e procureranno che anche altri glielo rendano».
Si consigli di prepararsi alla festa Cuore di Gesù:
– con una novena di preghiere, si cerchi in tutti i modi di assistere alla S. Messa tutti i giorni, ricevere con molto amore la S. Comunione, fare almeno mezz’ora di Adorazione Eucaristica, con il proposito di riparare le offese e gli oltraggi al S.Cuore;
– facendo fioretti offrendo in particolare il lavoro e le piccole croci quotidiane in riparazione di questo misericordiosissimo Cuore, sopportando con amore e con il sorriso le piccole croci della vita.
– Facendo spesso durante il giorno atti d’amore e comunioni spirituali tanto graditi dal Cuore dolcissimo di Gesù
Il giorno della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, come richiesto dallo stesso Signore a S. Margherita occorre assistere alla S. Messa e ricevere la S. Comunione in spirito di riparazione e fare uno o più atti di riparazione per le offese che il Divin Cuore di Gesù riceve dagli uomini, in particolare le offese, gli oltraggi e irriverenze verso il Santissimo Sacramento. A chi gli renderà quest’ onore egli ha promesso : “il mio Cuore si dilaterà per effondere abbondantemente le grazie del suo divino amore su coloro che Gli renderanno quest’onore e procureranno che anche altri glielo rendano”
“Ho una sete ardente di essere onorato dagli uomini nel santissimo Sacramento:
ma non trovo quasi nessuno che si adoperi ad estinguere la mia sete e corrisponda al mio amore” Gesù a S. Margherita